Stefano Boccalini 2018

Stefano Boccalini, Studio Dabbeni, Lugano, Svizzera

In continuità con il lavoro di questo ultimo decennio le opere, presentate da Stefano Boccalini per la terza personale allo Studio Dabbeni di Lugano, nascono a partire dal linguaggio. La parola, nel suo lavoro, si trasforma in materia, una materia che prende forma dalla sfera pubblica e attraverso la fisicità con cui viene messa in scena risulta un vero e proprio dispositivo di comunicazione e diventa momento di riflessione su tematiche che riguardano tutti, a partire da quelli che consideriamo “i beni del comune”.

Questo ultimo progetto nasce dallo stretto contatto dell’artista con la Valle Camonica, dall’attenzione al contesto artigiano, in particolare ad alcune pratiche artigianali che oggi assumono una forma quasi domestica e che inevitabilmente rischiano di scomparire. Forme artigianali che storicamente ricoprivano una funzione di primaria importanza nel tessuto sociale e culturale della Valle mentre oggi faticano a resistere ai cambiamenti imposti dalla modernità, e se in passato riuscivano a creare una discreta economia, oggi sono relegate ai margini e pochi ne conoscono ancora le antiche tecniche. La volontà dell’artista di lavorare in relazione ad un contesto locale, non globale, nasce dalla volontà di confrontarsi con un contesto reale, misurabile, come metafora della globalizzazione. Un dialogo tra l’artista e l’artigiano che oltre portare alla produzione di una serie di manufatti punta a creare nuove consapevolezze.

Una delle opere in mostra nasce dalla parola dono che nelle mani sapienti di un artigiano si è trasformata in un cestino. È stata pensata dall’artista come omaggio all’artigiano stesso, che con il suo fare tiene vivo un antico sapere come atto di resistenza, che diventa dono alla sua comunità, e si pone come possibile modello da contrapporre al sistema produttivo omologante. La parola così diventa, all’interno del lavoro di Boccalini, oltre che materia, anche un luogo dove la diversità assume un ruolo fondamentale e diventa il mezzo con cui contrapporre al valore economico il valore del comune. Oggi gran parte del profitto viene generato attraverso il linguaggio, il tentativo di Boccalini è di generare il senso del comune come valore primario, proprio a partire dal linguaggio.

Non solo il cestaio ma anche la ricamatrice, l’intagliatore la tessitrice diventano protagonisti di questa mostra, con i loro manufatti nati dalla stretta relazione con l’artista. Ma a partire dalla diversità nasce anche un altro lavoro presente in mostra, qui la diversità però è di tipo linguistico. Boccalini ha scelto di mettere in evidenza alcune parole provenienti da lingue diverse. Parole che vengono definite intraducibili, perché non hanno corrispettivi in altre lingue ma esprimono dei concetti. Quelle scelte dall’artista per questa mostra parlano del rapporto tra l’uomo e la natura e del rapporto tra l’uomo e l’uomo.

Per tutto lo spazio della galleria saranno presenti delle parole in Inglese intagliate laser nel legno e fatte realizzare in Brasile, sono una sorta di decorazione che scorre vicino al soffitto. In relazione con gli altri lavori, che nascono dall’attenzione alla dimensione locale dove la diversità è un valore, cercano di produrre un cortocircuito che metta in evidenza il contrasto, che oggi esiste, tra due diverse visioni di sviluppo.

 

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